FIUME PO (tratto piemontese)
7 – 13 Maggio 2001

 Trattato ormai alla stregua di una fogna a cielo aperto o sfruttato come palcoscenico per grottesche manifestazioni di folclorismo politico, il Po si è visto finalmente restituire la dignità di fiume da Fiuminforma.

Nel valutare l’esito delle analisi, vanno comunque tenute in considerazione le condizioni atmosferiche dei giorni di campionamento, caratterizzate da piogge intense che hanno aumentato la portata del fiume. È probabile, infatti, che se le analisi fossero state effettuate con condizioni meteorologiche più idonee, sarebbero state rilevate classi di qualità peggiori e, di conseguenza, un quadro generale dello stato di salute del fiume più compromesso.

Sono 14 le stazioni di prelievo, disseminate lungo il Po nel tratto compreso tra Crissolo e Valenza Po, che sono state prese in considerazione dai tecnici di Legambiente. L’unico dei punti campionati ad aver fatto registrare un valore che rientra nella prima classe di qualità, corrispondente ad un ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sensibile, è proprio quello di Crissolo. Procedendo dalla zona delle sorgenti verso valle, infatti, lo stato di salute del fiume peggiora, passando in seconda classe di qualità all’altezza di Martiniana Po e in terza classe a Saluzzo, alla confluenza del Rio Torto. Questo peggioramento è causato sia dalla pessima qualità biologica di due affluenti di destra, il Bronda e il Rio Torto, sia dai considerevoli prelievi d’acqua, prevalentemente ad uso irriguo, che il fiume subisce più a monte. Lo stato ecologico dell’acqua registra un miglioramento a Cardè, Faule e La Loggia, dove le analisi hanno fatto registrare valori pari ad una seconda classe di qualità. Questa ripresa è dovuta alle acque di risorgiva, ma anche alla confluenza dei torrenti Ghiandone e Cantogno, caratterizzati da una buona qualità. La situazione, però, si aggrava di nuovo nel tratto del fiume che attraversa Torino. Nel centro della città e più a valle, infatti, le analisi chimiche e biologiche compiute dai tecnici di Fiuminforma hanno restituito valori corrispondenti ad una terza classe, pari ad un ambiente inquinato o comunque alterato. Anche se Torino depura il 100% dei propri scarichi, infatti, nel Po confluiscono acque superficiali provenienti dalla collina e dall’antica canalizzazione della città, che possono essere responsabili di fenomeni di inquinamento. In corrispondenza di Mezzi Po, frazione di Settimo Torinese, il fiume si è mantenuto in terza classe di qualità, risalendo in seconda a Crescentino, in località Santa Maria, e a Camino, grazie anche al contributo dei torrenti Malone ed Orco. Nelle tre stazioni di prelievo successive, quelle di Coniolo, Frassineto Po e Valenza Po, i campionamenti hanno dato risultati simili, con un livello di inquinamento tornato di nuovo in terza classe di qualità.

“Lo stato di salute del bacino del Po, dei suoi laghi e dei suo affluenti – ha spiegato Sandro Scollato, portavoce di Fiuminforma – incide direttamente sulla qualità delle acque dell’Alto Adriatico. La sicurezza di centinaia di migliaia di cittadini, inoltre, è strettamente legata alla tenuta degli alvei fluviali, stravolti dalle centinaia di opere costruite sulle sponde, dalle regimazioni e dagli imbrigliamenti artificiali che, insieme all’attività estrattiva, contribuiscono in modo massiccio all’erosione della costa. Gli equilibri dell’ecosistema padano sono costantemente minacciati dal pesante inquinamento del corso d’acqua, che deve sopportare il peso degli scarichi civili di una delle aree d’Europa con la più alta densità di popolazione, senza contare il forte impatto dei reflui agricoli e industriali. Dalla salute del Po dipende, dunque, anche la nostra salute. È questo il messaggio principale che vogliamo lanciare attraverso il nostro monitoraggio del più importante fiume italiano”.

Vanda Bonardo, Presidente di Legambiente Piemonte, ha aggiunto che “i risultati delle analisi condotte da Fiuminforma sul Po piemontese non devono trarre in inganno. Il fatto che nel tratto del fiume che attraversa la nostra regione non siano state registrate classi di qualità superiori alla terza non significa che non siano opportuni interventi per salvaguardare l’ecosistema e la sicurezza della popolazione. Molto resta da fare, infatti, sia dal punto di vista della depurazione degli scarichi, che deve essere estesa alle aree ancora sprovviste di impianti, sia per quanto riguarda il rischio idrogeologico, che continua a rappresentare una minaccia a causa dei numerosi interventi sciagurati e irrazionali compiuti dall’uomo lungo il corso del Po e dei suoi affluenti”.

I risultati delle analisi

Stazione di prelievo Stato ecologico
Crissolo Classe I
Martiniana Po Classe II
Saluzzo – Confluenza Rio Torto Classe III
Cardè Classe II
Faule – Confluenza Pellice Classe II
La Loggia – Confluenza Banna Classe II
Torino Centro – Molinette Classe III
A valle di Torino Classe III
Settimo Torinese – Frazione Mezzi Po Classe III
Crescentino – Località Santa Maria Classe II
Camino Classe II
Coniolo Classe III
Frassineto Po Classe III
Valenza Po Classe III

Legenda

Classe I Ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sensibile
Classe II Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o alterazione
Classe III Ambiente inquinato o comunque alterato
Classe IV Ambiente molto inquinato o comunque molto alterato
Classe V Ambiente fortemente inquinato e fortemente alterato

Riferimento normativo: Dlgs 11 Maggio 1999 n. 152

 

 

FIUME PO (tratto lombardo)
14 – 19 Maggio 2001

Da capitale morale a capitale fecale. È questa l’assai poco onorevole definizione che rischia di meritarsi Milano, tuttora priva di un sistema di depurazione per le sue fogne. Buona parte delle sostanze inquinanti di origine civile e industriale che finiscono nel Po, e che da esso vengono poi trasportate nell’alto Adriatico, provengono infatti dalla metropoli lombarda. Era inevitabile dunque che su Milano si concentrassero gli strali di Fiuminforma.

Il tratto del Po sottoposto al monitoraggio è quello compreso tra Mezzana Bigli (Pv) e Sissa (Pr) per un totale di 13 stazioni di prelievo. Ciò che emerge, analizzando i valori rilevati in ciascun punto di campionamento, è la ripetitività delle terze classi di qualità ecologica registrate, che riflettono un ambiente inquinato o comunque alterato. L’unica eccezione è rappresentata dall’esito del campionamento effettuato all’altezza di Mortizza (Pc), dove le analisi hanno restituito valori che rientrano nella quarta classe di qualità, pari ad un ambiente molto inquinato o comunque molto alterato. Una ripetitività quasi analoga emerge anche dall’analisi dei dati relativi al Ticino, un fiume che, nel complesso, gode di una buona qualità ambientale, minacciata però dagli scarichi che provengono dall’area milanese. Le analisi su questo corso d’acqua si sono concentrate nel tratto che subisce la pressione antropica più significativa, vale a dire tra Bernate e Pavia, ed hanno registrato valori pari ad una seconda classe di qualità, che passano in terza classe a Bereguardo e in corrispondenza della confluenza nel Po, subito dopo Pavia.

“L’inquinamento – ha spiegato Andrea Poggio, Presidente di Legambiente Lombardia – si combatte con i depuratori, non bastano i cantieri. Per evitare le sanzioni europee, il Commissario Gabriele Albertini è riuscito soltanto a dare qualche colpo di ruspa nei futuri cantieri per la realizzazione del sistema di depurazione dell’area metropolitana. Infatti la capitale della Lombardia continua ad avvelenare l’acqua del Po e dei suoi affluenti, in barba ai termini previsti dalla legge 152 del 1999, che sono scaduti da più di un anno. Per questa ragione non abbasseremo la guardia fino a quando gli impianti non saranno effettivamente entrati in funzione”.

“Attribuire alla pioggia tutta la responsabilità dei disastri provocati dalle recenti alluvioni – ha dichiarato Sandro Scollato, portavoce di Fiuminforma – è al tempo stesso sbagliato e fuorviante. Questi eventi infatti sono il frutto perverso di interventi sciagurati compiuti dall’uomo, dall’attività selvaggia di cementificazione degli argini alla canalizzazione, dall’escavazione in alveo alla costruzione di dighe e sbarramenti, che hanno stravolto il territorio, privandolo delle sue difese naturali in caso di precipitazioni. Basti considerare che l’80% dei terreni golenali di proprietà demaniale negli ultimi 50 anni è stato venduto ai privati, con conseguente elevazione degli argini a protezione di pioppeti e infrastrutture”.

I risultati delle analisi

Stazione di prelievo Stato ecologico
Mezzana Bigli – Ponte della Gerola Classe III
Pancarana Classe III
Travacò Siccomario Classe III
Pavia – Confluenza Ticino Classe III
San Zenone al Po Classe III
Monticelli Pavese Classe III
Somaglia – Località Gareatano Classe III
Mortizza Classe IV
Castelnuovo Bocca d’Adda – Località Pennello Classe III
Spinadesco – Gli Spiaggioni – Località Manola Classe III
Stagno Lombardo – Località Brancere Classe III
San Daniele Po Classe III
Sissa Classe III
Bernate Ticino Classe II
Boffalora – Località Fagiana Classe II
Abbiategrasso – Confluenza Scolmatore Classe II
Vigevano Classe II
Bereguardo – Ponte delle Barche Classe III
Pavia – Confluenza Po Classe III

Legenda

Classe I Ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sensibile
Classe II Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o alterazione
Classe III Ambiente inquinato o comunque alterato
Classe IV Ambiente molto inquinato o comunque molto alterato
Classe V Ambiente fortemente inquinato e fortemente alterato

Riferimento normativo: Dlgs 11 Maggio 1999 n. 152

 

 

FIUME PO (da Guastalla al Delta)
20 – 27 Maggio 2001

Un futuro diverso per il Po. È quello che chiede Legambiente, prendendo spunto dalla conferenza stampa di presentazione dei risultati delle analisi compiute sul grande fiume, nel tratto tra le province di Reggio Emilia e Rovigo, dai biologi di Fiuminforma,

“Dalla salute dei fiumi – ha spiegato Sandro Scollato, portavoce di Fiuminforma – dipende anche il nostro benessere. È questo il messaggio che abbiamo voluto lanciare in tutta Italia attraverso questa campagna. Nel caso del Po, il legame tra la salute del fiume e il benessere della popolazione è ancora più evidente. Lo stato del suo bacino, dei suoi laghi e dei suoi affluenti, infatti, incide in misura notevole sulla qualità delle acque dell’Alto Adriatico. Non bisogna inoltre dimenticare che, come è emerso in maniera drammatica lo scorso anno, la sicurezza di centinaia di migliaia di cittadini è strettamente legata alla tenuta degli alvei fluviali, stravolti dalle centinaia di opere costruite sulle sponde, dalle regimazioni, dagli imbrigliamenti artificiali e dall’attività estrattiva. Tutti fattori che contribuiscono in misura massiccia anche all’erosione della costa”.

Il tratto del Po sottoposto al monitoraggio dei tecnici di Legambiente è quello compreso tra Guastalla (Reggio Emilia) e Porto Tolle (Rovigo), per un totale di 13 stazioni di prelievo. Analizzando i valori rilevati in ciascun punto di campionamento, emerge chiaramente la netta preponderanza delle seconde classi di qualità ecologica registrate, corrispondenti ad un ambiente con moderati sintomi di inquinamento o alterazione. Le uniche eccezioni in questo senso sono rappresentate dalle stazioni di prelievo di Scorzarolo (Mantova), all’altezza della confluenza dell’Oglio, e di Porto Tolle (Rovigo), in località Cà Venier, dove le analisi hanno restituito valori che rientrano nella terza classe di qualità, pari ad un ambiente inquinato o alterato. Va comunque sottolineato che in entrambi i punti di prelievo citati il peggioramento della classe di qualità registrata è stato determinato dai risultati dell’Indice Biotico Esteso (Ibe), che, a causa della piena e delle caratteristiche naturali del fiume, è stato impossibile rilevare nelle altre stazioni di campionamento. Nel valutare l’esito delle analisi vanno però tenute in debita considerazione le condizioni atmosferiche delle scorse settimane, caratterizzate, soprattutto in Piemonte e Valle d’Aosta, da piogge intense che hanno aumentato la portata, alzando notevolmente il livello del Po. È probabile, infatti, che se le analisi fossero state effettuate con condizioni meteorologiche più idonee, sarebbero state rilevate classi di qualità peggiori e, di conseguenza, un quadro generale dello stato di salute del fiume più compromesso.

“Gli equilibri dell’ecosistema padano – ha commentato Francesco Dradi, segretario di Legambiente Emilia-Romagna – sono costantemente minacciati dal pesante inquinamento del corso d’acqua, che deve sopportare il peso degli scarichi civili di una delle aree del nostro continente con la più alta densità di popolazione, senza contare il forte impatto dei reflui agricoli e industriali. Un’ottica di lettura fuorviante tende a ribaltare sulla vittima, il Po, le responsabilità di questa situazione, figlia in realtà di scelte dissennate compiute dall’uomo. A nostro avviso, si può però ipotizzare un futuro diverso per il più importante corso d’acqua italiano e per i suoi affluenti, che preveda una rete di aree protette fluviali continuativa e non frastagliata in microaree, come purtroppo avviene oggi. Inoltre, il turismo si sta rivelando una scelta economica forte in prospettiva per la difesa dell’ambiente e l’occupazione nelle zone rivierasche del Po”.

Fabio Faccini, Presidente del circolo Legambiente di Parma ha aggiunto che “molto resta da fare sia dal punto di vista della depurazione degli scarichi, che deve essere estesa alle aree ancora sprovviste di impianti, sia per quanto riguarda il rischio idrogeologico e la salvaguardia dell’ecosistema fluviale, messo a repentaglio da una politica di bacino che finora si è rivelata deludente e poco incisiva. La grande estensione del territorio attraversato dal Po esige, infatti, un efficace coordinamento tra gli organismi preposti alla sua gestione. Viceversa, gli interventi sul fiume realizzati sulla base di valutazioni e interessi prettamente locali, senza essere inseriti in un progetto di più ampio respiro, sono destinati ad avere ripercussioni negative su tutti i fronti”.

I risultati delle analisi

Stazione di prelievo Stato ecologico
Guastalla Classe II
Scorzarolo – Confluenza Oglio Classe III
Sacchetta – Confluenza Mincio Classe II
Ostiglia – A valle della centrale Classe II
Sermide – A valle della centrale Classe II
Ficarolo Classe II
Pontelagoscuro Classe II
Crespino Classe II
Papozze Classe II
Bottrighe Classe II
Contarina – A valle zuccherificio Eridania Classe II
Porto Tolle – Località Cà Venier Classe III
Porto Tolle – Località Pila Classe II

Legenda

Classe I Ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sensibile
Classe II Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o alterazione
Classe III Ambiente inquinato o comunque alterato
Classe IV Ambiente molto inquinato o comunque molto alterato
Classe V Ambiente fortemente inquinato e fortemente alterato

Riferimento normativo: Dlgs 11 Maggio 1999 n. 152

 

FIUME DORA BALTEA (Valle d’Aosta – Piemonte)
30 Aprile – 6 Maggio 2001

Inquinamento e rischio idrogeologico. Sono queste le due facce di un unico, grande problema, rappresentato da un uso del territorio che non rispetta la natura e genera disastri. Uno scenario diffuso nel nostro paese, che purtroppo non risparmia neppure Dora Baltea e torrente Chiusella, i primi due corsi d’acqua presi in considerazione dalla tappa di Piemonte e Valle d’Aosta di Fiuminforma. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge dalle analisi effettuate lungo il corso della Dora Baltea e del torrente Chiusella dai tecnici di Fiuminforma

Nel valutare l’esito delle analisi, i biologi di Fiuminforma hanno dovuto tenere in considerazione le condizioni atmosferiche di questo periodo, caratterizzate da piogge intense che hanno notevolmente aumentato la portata del fiume. I dati raccolti da Legambiente trovano però una conferma in quelli forniti dall’Arpa, che è impegnata da tempo in un monitoraggio periodico della Dora Baltea e del torrente Chiusella. I parametri utilizzati da Legambiente per verificare la qualità delle acque riflettono le pressioni dell’attività umana sull’habitat naturale. Il monitoraggio effettuato dai biologi di Fiuminforma ha avuto luogo in nove stazioni di prelievo sulla Dora Baltea e tre sul torrente Chiusella. Nel caso della Dora Baltea, le analisi dei campioni prelevati nel tratto che scorre in territorio valdostano, a Courmayeur – La Palud, Villeneuve, e ad Aosta a valle del depuratore, hanno restituito tutte valori che rientrano nella seconda classe di qualità, corrispondente ad un ambiente con moderati sintomi di inquinamento o alterazione. La situazione peggiora nel tratto piemontese del fiume: all’altezza di Torre Balfredo, Ponte Strambino, Moncrivello, Cigliano e Saluggia, infatti, lo stato di qualità dell’acqua è pari ad una terza classe, mentre l’ultimo punto di campionamento a Crescentino, in corrispondenza della frazione Galli, rientra nella quarta classe, che descrive un ambiente molto inquinato. Le cattive condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato le giornate dedicate al monitoraggio hanno reso impossibile il campionamento in stazioni intermedie tra Aosta e Torre Balfredo. In ogni caso, i risultati emersi dalle analisi di Legambiente confermano la necessità di potenziare i sistemi di depurazione degli scarichi che gravano sulla Dora Baltea, sia nel suo tratto valdostano sia in quello piemontese. Per quanto riguarda, invece, le analisi compiute sul torrente Chiusella, in tutte e tre le stazioni di prelievo, a Garavot, Rueglio e Issiglio, sono stati rilevati valori che rientrano nella seconda classe di qualità.

“Le analisi di Fiuminforma condotte sulla Dora Baltea – ha commentato Vanda Bonardo, Presidente di Legambiente Piemonte – rivelano livelli di inquinamento che finiranno per deteriorare ulteriormente se non verrà mantenuta alta l’attenzione rispetto alle captazioni d’acqua e alla necessità di potenziare i sistemi di depurazione. Il grande problema della Dora Baltea, ma anche del Chiusella, è rappresentato proprio dai prelievi di acqua ad uso agricolo o idroelettrico, che rischiano di distruggere l’ecosistema. Va sottolineata, inoltre, l’importanza delle fasce di pertinenza fluviale, che sono utili per contenere le alluvioni ma anche per permettere al fiume di esercitare le sue capacità autodepurative attraverso la divagazione, ovvero la tendenza naturale a formare delle sinuosità. Le opere di difesa che negli ultimi decenni hanno soppresso i meandri, chiudendo le curve di divagazione e costringendo le portate dei fiumi in alvei strettissimi, hanno avuto come conseguenza un incremento del rischio-alluvioni e un peggioramento della qualità delle acque”.

“È fondamentale che nel nostro paese la cultura dell’emergenza ceda il passo una volta per tutte alla cultura della prevenzione – ha aggiunto Sandro Scollato, portavoce di Fiuminforma – Pensare di risolvere tutti i problemi legati alla presenza dei fiumi con qualche colata di cemento è, al tempo stesso, illusorio e pericoloso, sia dal punto di vista dell’incolumità della popolazione sia per quanto riguarda la conservazione e la salvaguardia dell’ecosistema. I disastri ambientali, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi sono la diretta conseguenza di scelte sciagurate compiute dall’uomo: dall’attività selvaggia di cementificazione degli argini alla canalizzazione, dall’escavazione in alveo alla costruzione di dighe e sbarramenti, che hanno stravolto il territorio, privandolo delle sue difese naturali in caso di precipitazioni, anche quando le piogge non sono affatto straordinarie”.

I risultati delle analisi

Stazione di prelievo Stato ecologico
Courmayeur – La Palud Classe II
Villeneuve Classe II
Aosta – Valle depuratore Classe II
Torre Balfredo Classe III
Ponte Strambino Classe III
Moncrivello Classe III
Cigliano Classe III
Saluggia Classe III
Crescentino – Frazione Galli Classe IV
Garavot Classe II
Rueglio Classe II
Issiglio Classe II

Legenda

Classe I Ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sensibile
Classe II Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o alterazione
Classe III Ambiente inquinato o comunque alterato
Classe IV Ambiente molto inquinato o comunque molto alterato
Classe V Ambiente fortemente inquinato e fortemente alterato

Riferimento normativo: Dlgs 11 Maggio 1999 n. 152

 

FIUME ADDA (Lombardia)
1 – 8 Maggio 2001

Lo stato ecologico del fiume Adda non è ancora compromesso. Il grande fiume infatti, conserva ancora la sua personalità e nonostante tutto, riesce faticosamente a resistere, grazie alla sua capacità autodepurativa, all’inquinamento indotto da una depurazione non ancora efficiente. La diagnosi non troppo negativa sulla qualità delle acque dell’Adda non è infatti frutto di una attenta gestione della risorsa idrica ma più che altro la si deve alla grossa portata del fiume che gli consente di sopportare maggiormente il carico inquinante. Una situazione ambientale che fa comunque ben sperare in rapporto agli obiettivi di qualità previsti dal D.Lgs. 152/99 che ha introdotto importati innovazioni nella gestione dell’intero ciclo delle acque. Secondo le recenti normative infatti entro l’anno 2008, tutti i corsi d’acqua dovranno raggiungere almeno la III classe di qualità. Un obiettivo già raggiunto per il fiume Adda e punto di partenza per un ulteriore risanamento. Ciò non deve però far sottovalutare tutti i problemi che insidiano lo stato ecologico del fiume lombardo.

Il quadro appare ancora critico se analizzato dal punto di vista dell’efficienza del sistema di depurazione, ancora fortemente inadeguato e insufficiente. Inoltre, la rete di monitoraggio esistente non è ancora adeguata per rendere possibile un’analisi puntuale dello stato di qualità dei corpi idrici. Un grave ritardo dovuto all’inerzia politica della Regione Lombardia in materia ambientale che ha difatti immobilizzato l’attività dell’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale alla quale è affidato il lavoro di analisi e controllo della qualità delle acque. Infine, l’insidia più rilevante per l’ecosistema fluviale è rappresentata da un mai sopito interventismo idraulico. Nonostante, infatti, i recenti eventi alluvionali che hanno mostrato drammaticamente tutta la gravità delle conseguenze del rischio idraulico e del dissesto idrogeologico, si continua a perseguire ancora insensate politiche di sviluppo urbanistico, volte a rubare territorio al fiume, edificando nelle aree golenali e in zone a rischio esondazione: capannoni e industrie nel milanese e bergamasco, zone residenziali a Lodi. Riteniamo che il fiume rappresenti invece un elemento significativo del paesaggio da valorizzare e rendere fruibile per riavvicinare i cittadini al fiume, parte integrante della nostra cultura e della storia delle grandi civiltà.

Dal quadro emerso dalle analisi effettuate in conformità al Dlgs 152/99 relativamente al fiume Adda si evincono condizioni qualitative comprese tra ambienti con moderati sintomi di inquinamento (II Classe) ed ecosistemi alterati (III Classe). Il programma tecnico scientifico nell’ambito della campagna “Fiuminforma”, ha previsto una serie di undici stazioni di monitoraggio. I parametri chimico-fisici, microbiologici, e quelli di Indice Biotico Esteso sono stati elaborati ed integrati al fine di permettere una puntuale classificazione dello stato ecologico dei diversi tratti fluviali in esame. Le analisi microbiologiche effettuate al fine di poter determinare la concentrazione batterica di Escherichia Coli, indice di inquinamento organico, hanno dato un riscontro non particolarmente negativo dovuto alla grande capacità autodepurativa (in relazione alla portata ed alla presenza di sistemi naturali di fitodepurazione) delle acque fluviali. Queste condizioni permettono al fiume di ammortizzare il carico inquinante dei reflui urbani non depurati. Gli studi condotti sulle comunità biologiche per il calcolo dell’ IBE (Indice Biotico Esteso) denotano una buona diversificazione delle specie di macroinvertebrati. La naturalità dei siti campionati e l’elevato numero di habitat fluviali riscontrati, riflettono la ricchezza di nicchie ecologiche colonizzate da diverse specie animali. A riguardo dei parametri chimico-fisici, i valori riscontrati indicano una buona ossigenazione delle acque dovuta sia alle grandi dimensioni dell’alveo che permettono un efficiente scambio gassoso, che alle caratteristiche geomorfologiche del bacino dell’Adda. Destano invece preoccupazione i valori relativi alla presenza di sostanze azotate, immesse dalle numerose industrie zootecniche, conseguentemente alle procedure di concimazione organica.

“L’Adda si è rivelato un fiume forte – ha dichiarato Andrea Poggio, Presidente di Legambiente Lombardia – se Comuni rivieraschi e Regione si impegnassero a fondo, in qualche anno potrebbe tornare ad essere un gran bel fiume, come il Ticino. Perchè questo succeda, oltre alla lotta agli inquinatori (comuni con depuratori insufficienti e allevamenti sparsi lungo le rogge e i canali che confluiscono nel fiume), si deve fermare il cemento e si deve garantire l’accessibilità e la fruibilità delle sue rive. Problema questo particolarmente acuto nell’ultimo tratto lodigiano e cremonese del fiume. I due Parchi (Adda Nord e Adda Sud) dovrebbero essere finanziati dalla Regione affinchè siano capaci di promuovere lo sviluppo compatibile dei territori a loro affidati”.

“La legge 152/99 rappresenta un significativo passo in avanti per quanto riguarda la tutela delle acque – ha dichiarato Fabio Manenti, portavoce nazionale di Legambiente per la campagna Fiuminforma – Con questa legge non vengono più presi in considerazione solo i singoli inquinanti, di origine chimica o microbiologica, ma finalmente si guarda allo stato complessivo dell’ecosistema fluviale. Inoltre la stessa legge pone degli obiettivi di qualità alle Regioni che, dopo aver identificato le classi di qualità di appartenenza dei corsi d’acqua, devono stabilire ed adottare le misure necessarie per raggiungere gli standard qualitativi previsti”.

“Ci auguriamo – ha dichiarato Dario Tansini, Presidente del Circolo Legambiente di Lodi – che le attività di monitoraggio e di informazione sullo stato ecologico del fiume, svolte in questa campagna da Legambiente, rappresentino uno stimolo per le istituzioni competenti ad avviare un serio programma di monitoraggio e ripristino ambientale. Sarebbe inoltre assolutamente impensabile incoraggiare interventi di ulteriore antropizzazione. Il fiume Adda deve rappresentare un importante elemento di valorizzazione dell’intero territorio”.

I risultati delle analisi

Stazione di prelievo Stato ecologico
Brivio Classe II
Bottanugo Classe II
Vaprio Classe II
Cassano d’Adda Classe III
Rivolta d’Adda Classe III
Spino d’Adda Classe III
Lodi – Canottieri d’Adda Classe III
Lodi – Località Casellario Classe II
Turano Classe II
Castiglione d’Adda Classe III
Pizzighettone Classe III

Legenda

Classe I Ambiente non inquinato o comunque non alterato in modo sensibile
Classe II Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o alterazione
Classe III Ambiente inquinato o comunque alterato
Classe IV Ambiente molto inquinato o comunque molto alterato
Classe V Ambiente fortemente inquinato e fortemente alterato

Riferimento normativo: Dlgs 11 Maggio 1999 n. 152