ALLOCTONO DI SERIA A e ALLOCTONO DI SERIE B

Da cosa si distingue una pesce autoctono da un pesce alloctono?  

Dal suo valore gastronomico?
 
Da quello economico?
 
O forse è solo una questione di tempo?
 
Insomma nei piani ittici regionali e nelle relative carte ittiche, decretare chi è straniero e chi no, sembra non dipendere dalla scienza.
 

L'ecologia ci ha insegnato che ovunque l'uomo non interviene la natura è in grado di risanare le sue ferite, trovando 
equilibri che vanno al di là delle speculazioni politiche ed amministrative.
 
E’ il caso del: black bass, del lucioperca, del coregone,della trota iridea e tanti altri pesci, che in virtù di un ritorno sportivo 
o culinario hanno ottenuto "il permesso di soggiorno",  quindi vantare diritti quali: limite della misura minima, periodo 
di protezione e un “podio nell'olimpo” dei pesci. 
Cito ad esempio il pesce gatto, che è forse l'alloctono più amato dagli emiliani, non perchè fa strage di uova o avannotti 
di qualsiasi specie, ma perchè in un'attuale filosofia aulieutica si dice che "le bon da magner".
 
E tutti gli altri?
 
HPIM0831.jpg (30155 byte)Vengono ritenuti nocivi o pericolosi solo perchè sportivamente meno ambiti o
 
gastronicamente meno ricercati?
 
Questa è l'hit parade dell'indice di gradimento degli alloctoni serie di B.
 
Carassio: arrivato a 2 mila anni fa insieme alla carpa è stato bocciato
all'ennesimo tentativo di sanare la sua posizione: i garisti non lo amano più e quindi è "nocivo".
 
Breme: ha sostituito il carassio in termini sportivi, andrebbe contenuto ma nessuno se ne cura ed essendo
un "bianco da gara" non si grida all'allarme, ma ci si limita a storcere il naso
 
Amur: osannato fino ad ieri per le sue doti sportive, da quando la comunità cinese ha importato le
ricette per cucinarlo, in molte province è divenuta "nocivo" in quanto minaccia i cugini alloctoni
a riproduzione fitofila.
 
HPIM1436.JPG (37823 byte)Aspio: sconosciuto alla massa fino ad ieri, molti guardia pesca non lo distinguono dagli altri ciprinidi,
quindi nel dubbio...non "nocivo".
 
Barbo “spagnolo”: il più amato dai pescatori in passata visto le sue fughe energiche, le sue dimensioni,la sua resistenza 
all’inquinamento, quindi vista la scarsa reperirilità di cavedani e barbi canini può essere “rilasciato” senza tante storie.
Gardon,cebacek,persico sole,blicca: tutti alloctoni , ma considerato il loro modesto valore
da tutti i punti di vista per risolvere il problema basta "ignorarli".
 
Siluro: il meno amato degli alloctoni, fonte inesauribile di leggende,spauracchio delle province più
inquinate d'Italia, fonte di denaro per le sanzioni delle province,per i campi stranieri abusivi di pesca,HPIM0836.jpg (55953 byte)
e per i bracconieri industriali (italiani e stranieri),pesce da cronaca,alloctono anti-estetico,
ma più di ogni altra cosa...capro espiatorio di tutti i veri mali delle acque, che lo fa stare all'ultimo posizione.

Siamo convinti che sia la natura e la biologia a stabilire quali equilibri, devono generare vita
nelle nostre acque,o forse invece è l'egoismo dell'uomo,delle sue esigenze,la sua avida fame di dominio
su ogni creatura animata a decidere chi vive e chi muore,uccidendo con la stessa mano con cui gli ha portati 
nelle nostre acque.

Da tutto questo caos nascono poi dei paradossi, come ad esempio quello che riguarda la pesca nel  lago Maggiore con la convenzione “italo-elvetica”.

Siccome esso si estende per due stati e due regioni c'è un'accordo tra Svizzera-Lombardia-Piemonte,e accade che: nel lago il lucioperca è “protetto” mentre se leggete la legge regionale della regione Piemonte..no!

(tratto da http://www.regione.piemonte.it/tributi/concessioni/norma/18_02_81.htm art. 16)  

Esiste una soluzione in tutto questo caos, cioè smettere di scrivere interventi e carte ittiche sulla base di quello che ci piace
e quello che non ci piace, e cominciare a pensare seriamente alla salute delle nostre acque e alla sua
qualità prima di decretare chi deve viverci e morirci.
 
 

Michele Valeriani

Presidente Gruppo Siluro Italia