AGGIORNAMENTO ATTIVITA' UNGHERESI

















Video: Manifestazione Papozze




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SITUAZIONE ATTUALE UNGHERESI E WALLERCAMP

SCARICA LA LOCANDINA E DIFFONDILA SU TUTTI I FORUM DI PESCA, 

STAMPALA E PORTALA NEI NEGOZI DI PESCA DELLA TUA ZONA, E' ORA DI DIRE BASTA !!!

In un evoluzione sempre più sensibile verso l’ambiente del pescatore moderno, non poteva non essere affrontato il tema “del futuro”: lo stato dei fatti nel panorama di tutela e conservazione dei nostri ecosistemi acquatici e della risorsa ittica.
Le nostre ricchezze ambientali, il patrimonio ittico non sono risorse infinite, non oggi che il potere distruttivo della forte antropizzazione, dell’inquinamento e del bracconaggio assorbono più pesce di quanto si può rigenerare spontaneamente.
La morale del catch and relase, della compatibilità ambientale del moderno pescatore sportivo di fatto può sembrare un ipocrisia se poi non ci rendiamo conto che tonnellate di pesce quotidianamente vengono trafugate con scopi commerciali dai nostri fiumi o uccisi colpendo l’acqua: chi tutela, venera e rilascia la sua cattura, non può non reagire ai crimini che minacciano il futuro della nostra risorsa…
Quante volte vi siete imbattuti in bande di cittadini extra comunitari che operavano indisturbati prelievi illeciti di pesce, quante volte avete scorto scarichi abusivi lungo i fiumi e ritrovarli identici dopo mesi, anni…
Quante volte avete assistito a incaricati delle province che anziché proteggere i siti e la fauna recuperavano e mettevano all’asta legalmente i pesci recuperati dagli svasi, o battere decine di chilometri di fiume o lago con elettrostorditori con il pretesto di contenere gli alloctoni: quante volte avete assistito ad amministrazioni che vi vietano l’uso della terza canna, di un chilo in più di pastura, del pavimento della tenda e poi rilasciano decine di licenze professionali autorizzando scempi fatti con reti e nasse.
Quante volte avete chiamato per segnalare un crimine che minaccia la fauna ittica e quante volte vi hanno risposto: non abbiamo personale, non è di nostra competenza, non abbiamo mezzi…
Ma la licenza però noi la paghiamo ogni anno e quei siti sono casa nostra.
Se avete voglia di fare sentire che esiste una nuova coscienza, che meritiamo di avere un futuro diverso, che siamo NOI “il popolo dei pescatori sportivi” al momento l’unica volontà positiva che si frappone tra loro e i pesci, abbiamo tutti una possibilità di farci sentire.
Il 27 Febbraio a Papozze in provincia di Rovigo, in Piazza Libertà alle ore 09:00 si terrà la più grande adunata di pescatori sportivi, persone provenienti da tutto il territorio nazionale che hanno voglia di gridare sulle sponde del fiume Po che l’attuale gestione del patrimonio ittico è disastrosa, che nel 2010 non si può amministrare un bene inestimabile con leggi che risalgono a più di 80 anni addietro, che meritiamo di vedere ripristinare la legalità nei nostri corsi d’acqua e che chi è chiamato a vigilare cominci a farlo davvero.
Ogni pescatore, indipendentemente dalla tecnica che ama o dal luogo ove pesca ha in comune due elementi con tutti gli altri: l’acqua e il futuro, e il 27 febbraio noi saremo li a difenderli, senza “bandiere o simboli” ma solo con il cuore pieno di speranza per un futuro diverso.
La manifestazione è legalmente autorizzata, pacifica ma ferma nella sua volontà: se vi siete mai chiesti come affrontare in modo concreto questi mali oggi possiamo farlo insieme, dimostrando che 2 milioni di pescatori sportivi non si fanno mettere alla porta da un migliaio di bracconieri, “professionisti deviati” e inquinatori.
Un pacifico popolo che fino a ieri è stato in silenzio sarà quello che si metterà tra loro e i pesci, tra loro e uno sfruttamento tollerato, tra loro e la legittimazione di trasformare i nostri ecosistemi in liquide bare vuote.
Il 27 febbraio potrete cambiare da protagonisti il futuro e fermare insieme ciò che da soli sembrava inarrestabile.
Siete pronti?


Gianluca “il Basco” Milillo
Presidente del Gruppo Siluro Italia

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Pesca di frodo, sequestrato materiale per 6mila euro

Codigoro. Una pattuglia della Polizia Provinciale, a bordo della propria imbarcazione, durante un controllo sul Po di Volano, tra Codigoro e Lagosanto, ha sequestrato a due pescatori ungheresi di 37 e 31 anni, ben 150 metri di tramaglio, 1 barca di cinque metri e relativo carrello, 1 motore marino di 40 cavalli, 1 motore elettrico e relativa batteria.

L’intervento è avvenuto nel tardo pomeriggio quando era ormai buio ed i due pescatori di frodo si muovevano sul fiume in modo estremamente silenzioso, fruendo del motore elettrico. Al sopraggiungere dell’imbarcazione della Polizia provinciale gli stessi hanno accostato verso riva cercando di mimetizzarsi fra la vegetazione per sfuggire al controllo degli agenti che, pur nell’oscurità, grazie anche all’ausilio di un visore notturno, sono riusciti a scorgere le due figure raggiungendole immediatamente e scortandole fino all’attracco di Marozzo, da dov’erano partiti per la loro attività illecita.
I trasgressori sono stati sanzionati per complessivi 620 euro, mentre il valore del materiale sequestrato, in via cautelare, supera i 6.000 euro.
Il lungo tramaglio aveva lo scopo primario di catturare siluri, ma i due ungheresi avevano anche grossi ami ed uncini, anche di 15 o 20 centimetri di lunghezza, che sono vietati, spesso impiegati con “lamettiere” ovvero corde molto resistenti, appese da sponda a sponda, con affissi tanti ami molto grossi o con singoli cordini, sempre muniti di grossi ami, agganciati ai rami sporgenti lungo le sponde.

“Invito tutti coloro che vedono pescatori, di qualunque nazionalità – afferma il comandante della Polizia provinciale – che utilizzano metodi di pesca non consentiti, a chiamare il numero di pronto intervento 348-0448042, per contribuire a contrastare tutte quelle forme illecite di pesca finalizzate esclusivamente ad una cattura indiscriminata dei pesci depredando il patrimonio ittico dei canali ferraresi, ed  a tutelare, al contempo, la stragrande maggioranza di lenze estensi che, viceversa, sono corrette e rispettose delle regole”.




Con una denuncia alla Procura ed il sequestro di barca ed attrezzature si è conclusa nella notte di mercoledì un’operazione della Polizia provinciale contro la pesca abusiva al siluro

Due ungheresi sono stati trovati in un tratto di Po fra Guarda e Crespino a pescare con un elettrostorditore, strumento che collegato ad una batteria riversa in acqua delle scariche elettriche che per qualche minuto intontiscono il pesce. “E’ un’apparecchiatura che non è commercializzata in Italia – hanno precisato il dirigente dell’area Vanni Bellonzi e la responsabile della Vigilanza Monica Attolini – reperibile solo in internet, ma l’uso della corrente elettrica è anche l’unico caso di reato penale, previsto ancora da un regio decreto, in materia di pesca”. Già la scorsa settimana la Polizia Provinciale aveva sequestrato ami e cavi ed altro materiale per spinare e tagliare il pesce e inviarlo all’estero già pulito ed imbustato,. “Tutte operazioni – hanno continuato i due funzionari di Palazzo Celio – prive di ogni controllo igienico-sanitario”. Il pesce viene curato e lavato in Po. Se la cattura del siluro da una parte è fonte di attività turistica, con gruppi organizzati che arrivano in Polesine per la particolarità della pesca dilettantistica, esistono anche le deviazioni con attività e strumenti illeciti. L’elettrostorditore sarebbe in grado di far pescare qualche quintale in una notte, non solo siluri ma anche altre specie presenti, “con gravi danni ambientali”. I due cittadini di Budapest, in possesso di licenza, entrambi sulla quarantina e alloggiati a Papozze rischiano una condanna da 10 giorni a 6 mesi di reclusione. L’operazione della scorsa notte è stata condotta dagli agenti provinciali Sergio Leonardi, Enrico Murari e Danilo Perazzolo.  

Pubblicato il 09/10/09

PESCA DI FRODO La lettera

 

Il Gruppo siluro applaude al blitz: “Brillante operazione provinciale”  


ROVIGO - “Con vivo entusiasmo, abbiamo appreso dalla stampa la riuscita della brillante operazione di tutela del territorio condotta dalle forze della polizia provinciale”. Con queste parole si apre la lettera di ringraziamento del direttivo del Gruppo siluro Italia all’amministrazione provinciale per il blitz contro i pescatori di frodo. “Il senso di disagio e preoccupazione per il futuro dei nostri ecosistemi acquatici - si legge nella lettera - manifestato in piazza lo scorso 3 ottobre, si è mutato in speranza e fiducia. Pur consapevoli e certi che l'autorità non considera contenuto il fenomeno con questa prima operazione, per quanto incisiva, determinante e ben condotta, l'aver appreso che la volontà delle istituzioni scese in campo a difesa di un patrimonio ecologico unico e inestimabile, è quello di dimostrare che il ‘grande fiume’ non deve essere mai più terra di conquista per crimini ambientali”.



Il mondo della pesca sportiva “porge il suo ringraziamento al presidente della Provincia Tiziana Virgili, dimostratasi un faro di coerenza e dedizione nel voler contrastare i fenomeni di bracconaggio che piagano quella bellissima porzione di territorio nazionale. Un ringraziamento particolare inoltre va all'insostituibile impegno della forza di polizia scesa in campo, senza la cui perizia e professionalità non sarebbe possibile vigilare sul nostro futuro ambientale. Le associazioni di pesca sportiva si rendono disponibili fin da ora per coadiuvare in ogni modo che sia richiesto, le attività di tutela del territorio”.
 


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Video: Manifestazione Rovigo

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La lottizzazione dei tedeschi assedia il Po

Inviato da redazione il Mer, 02/09/2009 - 18:41

Massimo Becchi

IL CASO L’assenza di controlli da parte delle forze dell’ordine genera anarchia. Negli anni scorsi i prelievi illegali di sabbia hanno fatto abbassare i fondali anche di otto metri. Ora sono i pescatori stranieri, attratti dal pesce siluro, la minaccia.

Un Po di sorprese è quello che ogni anno ritrovo con Operazione Po, l’iniziativa che mi “costringe” per due settimane sulle sponde del più grande fiume d’Italia. Fra una tappa e l’altra c’è tempo di fermarsi a parlare con i rivieraschi, gente abituata a vivere sul fiume, con le sue attività o per diletto, ma comunque i suoi veri frequentatori. Da queste persone nascono gli aneddoti e le storie più varie, in quello che io considero un vero e proprio viaggio antropologico: l’altro Po, quello non raccontato dalle nostre analisi chimiche delle acque o dai report sulla bacinizzazione, ma altrettanto importante perché non codificato e meno noto.
 
È il siluro, questo pesce alloctono che noi non sappiamo cucinare, il vero volano di molte delle presenze sul fiume. A Borgoforte salendo sulla banchina si trova un campeggio gestito da tedeschi, con tanto di sito internet: vialetti in ghiaia, tende a due posti (e zanzariere), frigo per ogni cliente e prati ben rasati. Il tutto al costo di 20 euro a notte per persona. L’idea è venuta a un pescatore tedesco, amante dei nostri siluri molto ricercati nel suo Paese, che ha trasformato una passione in un’attività.
 
Le auto parcheggiate nel piccolo campeggio sono tante ma tutte rigorosamente con targa tedesca. Molti di loro, a metà pomeriggio, sono fuori in barca per la pesca. E questa attività non è l’unica sul Po, tant’è che si è arrivati a una vera e propria lottizzazione del fiume: fra di loro (i tedeschi) si sono divisi le zone di pesca, circa 20- 30 chilometri di lunghezza ciascuna, facendo quello che neppure nella nostra più fervida immaginazione saremmo stati in grado di concepire. Se un pescatore “trasgredisce” viene richiamato all’ordine da 2 o 3 imbarcazioni e costretto ad allontanarsi. Resto allibito da questa lottizzazione, fatta dai teutonici per i loro connazionali.
 
Alcuni frequentatori mantovani del fiume, ci confermano che questo è possibile, come lo sono state le escavazioni abusive di sabbia, per la mancanza totale di controlli. Le forze dell’ordine non si vedono mai transitare sul fiume, in alcuni tratti da anni, tanto da permettere una lucrosa attività di pesca al siluro attuata lottizzando il Po. Ovviamente buona parte del pescato è commercializzato, sia congelato che vivo, utilizzando furgoni frigo, che raccolgono il siluro filettato per la vendita. Il tutto in barba alla normativa sanitaria italiana: figura come autoconsumo. Una barca su cui stanno due pescatori viene affittata ai tedeschi per 100 euro al giorno e c’è chi ne gestisce anche un centinaio. Con una stagione di pesca da aprile a ottobre, si fanno un bel Po di soldi.
 
E se qualche tedesco si azzarda a pescare da riva, scatta subito il loro fulmineo controllo, con imposizione della “tassa” di pesca. Si naviga sempre attorno allo stesso problema: niente controlli. E così il fiume diventa terra di frontiera dove tutto è possibile. Ce ne accorgiamo anche noi, che in tre giorni di navigazione dalla foce del Mincio a Casalmaggiore abbiamo sofferto di solitudine, incontrando solo alcuni pescatori in barca, con molti chilometri senza presenza umana, ben sapendo di essere nel bel mezzo della pianura Padana.
 
L’assenza di vigilanza, amplificata dal “timore” che hanno le forze dell’ordine nei confronti dei pescatori stranieri, genera una miscela tale da favorire un ampio uso anarchico e indiscriminato del fiume. Nessuno chiede la licenza di pesca a ungheresi, rumeni o tedeschi, meglio soprassedere e domandarla solo ai più miti pescatori italiani. Le escavazioni abusive di sabbia dal letto del fiume, che si sono protratte per anni, sono state favorite da questa mancanza totale di controlli: tutti nei bar sapevano cosa succedeva di notte sul fiume, ma nessuno, prima del nostro intervento nel 2002 aveva affrontato questo problema.
 
Se il Po si è abbassato anche di 8 metri in alcuni punti, in parte, è anche stato causato da questi prelievi di sabbia. Da Piacenza fino a Revere era una pratica diffusa e consolidata. Portare alla luce questa diffusa illegalità è l’ulteriore obiettivo dell’operazione Po. Cominciamo col raccontarla.


Il Po in mano all'ecomafie
troppo fosforo nel Parma

Conferenza di Legambiente :'Il Po è il piu' importante e sfruttato fiume d'Italia - ha detto Massimo Serafini- ma su di esso non mai stata realizzata una politica unitaria e convincente".L'analisi dei dati dei rilevamenti fatti in collaborazione con i tecnici della Struttura Oceanografica Daphne dell'Arpa Emilia-Romagna

Operazione Po, la campagna di Legambiente per la tutela e la valorizzazione del fiume e dei territori rivieraschi, ha presentato i dati dei rilevamenti fatti dalla sorgente fino a Revere (Mantova), che mostrano un graduale miglioramento della qualita' delle acque. Ma il Po si presenta ancora come terra di confine, assediata dall'illegalita' e dalle ecomafie. Lo annuncia la stessa asssociazione ambientalista in una conferenza stampa a Boretto.
''Il Po e' il piu' importante e sfruttato fiume d'Italia - ha detto Massimo Serafini, portavoce di Operazione Po - ma su di esso non mai stata realizzata una politica unitaria e convincente: si e' cosi' assistito alla proliferazione di enti ed istituzioni che con scarsi risultati cercano di far fronte alle piene e ai momenti di scarsa portata. Operazione Po ha come obiettivo l'avvio di misure concrete che affrontino decisamente i problemi del grande fiume a partire dall'avvio delle azioni necessarie a tutelare la sicurezza idraulica delle citta' e dei paesi situati sulle sue sponde e a perseguire il risanamento e la qualita' delle sue acque, nonche' la valorizzazione delle grandi risorse naturali, paesaggistiche, culturali che possono sostenere la rinascita economica e garantire un futuro migliore per le popolazioni rivierasche. Gli inquinanti di origine antropica, gli scarichi derivanti da insediamenti produttivi, dall'agricoltura e dalla zootecnica rendono ancora lontana la realizzazione del nostro sogno: quello di vedere il Po nuovamente balneabile. Non si tratta di un sogno impossibile, ma e' necessario un maggiore sforzo per migliorare i sistemi di depurazione degli scarichi, industriali e civili, ed un particolare impegno per affrontare il problema dei reflui zootecnici''. L'analisi dei dati dei rilevamenti fatti in collaborazione con i tecnici della Struttura Oceanografica Daphne dell'Arpa Emilia-Romagna e il confronto con i dati rilevati lo scorso anno in condizioni di portata sostanzialmente equivalenti mostrano un lento ma graduale miglioramento della qualita' delle acque, ma il vero problema sono ancora gli affluenti, che continuano a riversare nel corso principale i loro carichi inquinanti (fosforo e azoto).



I dati rilevati dal Piemonte fino alle province di Reggio Emilia e Mantova - ha detto Giulio Kerschbaumer, biologo di bordo di Operazione Po - mostrano come i principali imputati siano gli affluenti del grande fiume, che riversano nel corso d'acqua i loro carichi inquinanti.
Le distribuzioni dei valori del fosforo evidenziano tre picchi principali individuati infatti nel fiume Lambro, nel torrente Parma e nel Crostolo, mentre i restanti valori si attestano su concentrazioni molto inferiori.
La conferenza stampa e' stata l'occasione per denunciare varie forme di illegalita: ''Emerge sempre piu' come il fiume sia terra di frontiera - ha detto Massimo Becchi, dell'ufficio di Presidenza di Legambiente Emilia-Romagna - lo avevamo gia' visto con le escavazioni abusive di sabbia in cui la mancanza completa di controlli ha permesso per anni di asportare dall'alveo del fiume milioni di tonnellate di inerti. Per lo stesso motivo attualmente sul fiume e' avvenuta una vera e propria lottizzazione attuata soprattutto dai tedeschi che affittando barche e posti letto nei loro campeggi si sono spartiti il lucroso mercato della pesca del siluro. Viene imposta una tassa ai loro connazionali che vengono anche autonomamente sulle sponde del Po. A questo si affianca una cattura indiscriminata e illegale di numerose specie ittiche tra cui appunto il siluro che vengono commercializzate soprattutto all'estero''.

''L'Emilia-Romagna anche nel rapporto Ecomafia 2009 si conferma come una regione sotto attacco della criminalita' ambientale - ha concluso Antonio Pergolizzi - Si segnalano infatti fenomeni di racket e controllo sempre piu' pesante in particolare del mercato edilizio, con moltissime aziende titolari di appalti e subappalti sottoposte a infiltrazioni e pressioni criminali''

(05 settembre 2009)  


MAXI SEQUESTRO A ROVIGO, QUINTALI DI CARPE E SILURI PESCATI IRREGOLARMENTE, PRONTI PER I MERCATI ITTICI D'ITALIA

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Buon 2009..sperando che si l’anno della svolta..  

Voglio aprire l’anno nuovo con le ultime foto che mi sono state consegnate, sperando che siano le ultime che i miei occhi vedranno perché dopo le tante segnalazioni e denuncie alle autorità competenti , si dia il via ad una vera indagine sulla pesca di frodo che si tramuta in frode commerciale con attentato alla salute pubblica.

1.jpg (218442 byte)2.jpg (206398 byte)Oramai nessuno può dire di non sapere nulla sulla pesca di tipo commerciale che avviene sul fiume Po e nel bacino della pianura padana, e queste foto parlano già da sole.

Dal 1997 in Italia ha preso piede un’organizzazione criminale che pian piano è riuscita ad infiltrarsi nel tessuto sociale italiano, allacciando rapporti commerciali con persone italiane poco scrupolose, le quali hanno dato appoggio logistico a questi pescatori di frodo professionisti.

Solo nel 2005 si riuscì a fare intervenire la Guardia di Finanza di Piacenza, che censì questo esercito di persone, in 3.jpg (205560 byte)oltre 300 unità.Queste persone sfruttando i buchi normativi lasciati dalla legge regionale4.jpg (395633 byte) 1574/ 93 dell’Emilia Romagna che non prevede un limite quantitativo di pescato degli alloctoni, sommati alle agevolazioni ottenute da alcune province come Ferrara e Rovigo che rilasciano a tutt’ora permessi speciali a persone straniere per la pesca del siluro (pesca da natante non ancorato e utilizzo delle reti) a cui si aggiungono gli scarsissimi controlli delle forze dell’ordine sul territorio,tutto ciò ha permesso a questi finti “paladini” delle acque senza più alloctoni di instaurare un vero e proprio commercio di pesce, senza nessun controllo fiscale e sanitario.

5.jpg (55406 byte)Questo pesce (parliamo di 30 tonnellate di media al mese) viene poi immesso sui mercati ittici sia italiani che stranieri, con un fatturato annuo stimato fra i 4-5 milioni di euro per i bracconieri.

Mi fermo qui, perché per raccontare tutta la storia di come sono arrivati gli alloctoni in Italia6.jpg (38247 byte) e di come vengono gestiti ci vorrebbero forse tutte le pagine della rivista, e prima di lasciare spazio alle foto voglio ringraziare Roberto Ripamonti che ha voluto fortemente questa rubrica su Pescare.  

Foto 1-2-3-4: a fine settembre una signora che passeggia con il suo cane sul pontile sul 7.jpg (46842 byte)fiume Po a Villanova Marchesina (Ro) vede una persona tirare su dall’acqua dei pesci attaccati a delle catene.La signora chiama la polizia Provinciale di Rovigo che arrivata sul posto trova 11 siluri tenuti in vivo con questo metodo da un “pescatore” ungherese. Oltre al sequestro dei siluri viene anche rinvenuta una rete piena di carpe pronte per essere vendute ai laghi di pesca sportiva;  

Foto 5-6: a Pila (Ro) nel delta del Po per circa 2 settimane viene notato un accampamento di pescatori ungheresi che pescano con le reti. Quando finalmente abbandonano la spiaggia, sul posto vengono ritrovate centinaia di carcasse e teste di carpe,amur e siluri  

Foto 7: I siluri spesso vengono tenuti vivi legati ai pontili, oppure ai piloni dei ponti e da questa estate anche le boe e i pali di navigazione sono stati individuati come ottimi appigli, perché il prezzo sul mercato di un siluro consegnato vivo è nettamente più alto di uno consegnato morto (8-9 euro al chilo).  

Michele Valeriani

Presidente Gruppo Siluro Italia


Il pranzo è servito!  

Durante l’anno 2007 su questa rivista sono stati pubblicati diversi articoli per mostrare a tutti gli appassionati di pesca, il fatto che il Po e diverse acqua del bacino padano fossero tenute in “ostaggio” da parte di organizzazioni che sfruttavano la risorsa ittica per produrre denaro illecito.

La campagna di sensibilizzazione è in atto da diversi anni e nel 2005 per la prima volta trovò l’interesse da parte delle tv nazionali e dei maggiori 4a.jpg (18457 byte)quotidiani.

Il tutto lasciava ben sperare che ben presto questo fenomeno di bracconaggio su scala industriale nelle nostre acque finisse e invece il “bracconiere” che conosce bene la legge ha imparato ad aggirarla e dopo un primo momento di smarrimento visto che dal 1997 al 2005 nessuno gli aveva rotto le scatole, si è messo a studiare ed ha imparato la sua parte da dire.

In che modo?

Accade che nel mese di aprile di quest’anno un controllo della Polizia Provinciale di Rovigo in un campo di pesca a Ficarolo (Ro) porta al ritrovamento di ben 5 quintali di pesce in possesso a due “pescatori” ungheresi.

Le loro roulotte da anni parcheggiate nella golena del fiume con tanto di allacciamento di luce, sono straimbottite di frigoriferi che a loro volta sono strapieni di filetti di pesce siluro.

Ovunque ci si giri spunta un bel pacchettino di pesce, ce ne sono talmente tanti da sfamare tutta Rovigo.(foto 1 e 2)

I due agenti sequestrano il pescato e portano i due “pescatori” (uso le virgolette non a caso), forniti di regolare licenza di tipo B rilasciata dalla provincia di Rovigo agli stranieri per la pesca del siluro,alla caserma dei Carabinieri dove ad attenderli c’è pure il veterinario dell’Asl.

Bene il gioco è fatto!

C’è un controllo, viene trovato del pesce di dubbia provenienza e di altrettanta dubbia strada di partenza, ora servono solo un paio di firme e il gioco è fatto.

1a.jpg (80919 byte)Assolutamente no!

Il “pescatore” viene interrogato e racconta la sua bella favola in cui lui è in Italia perché nel suo paese non saprebbe cosa fare e allora insieme a suo figlio sono qui per pescare, e riescono a prendere con la canna fino a 100 siluri al giorno, poi quelli che non mangiano li portano in patria e li regalano ai loro amici che fanno delle bellissime feste.

Nonostante la favola faccia acqua da tutte le parti, anche essa ha un lieto fine: i due “pescatori” ungheresi vengono rilasciati subito e possono tornare nelle loro roulotte insieme alla restituzione dei loro 5 quintali di filetti.(foto 3)

2a.jpg (81622 byte)La legge sull’alloctonia (1574/93) non prevede un quantitativo massimo di pescato e quindi visto che in Italia non si può fare il “processo alle intenzioni” e che per le forze dell’ordine era impossibile dimostrare che quei 5 quintali sarebbero stati venduti al mercato, non resta altro da fare che ascoltare la tavoletta del “povero pescatore” che ha tanta fame.

E quei filetti dove sono finiti?

Semplice: il mattino seguente dalla vicina Papozze è arrivato un camion con tanto di scritta “trasporto animali vivi” (in Italia è vietato il trasporto in vivo di pesce siluro) ed ha caricato i filetti, poi ha fatto il giro di altri due campi di pesca di frodo (Sermide e Villanova Marchesana) ed è partito per la frontiera, perché come disse un “anonimo” veterinario: “tanto è tutto pesce che finisce all’estero”.(foto 4)

Speriamo che lo stesso ragionamento non lo facciano anche quelli che dall’estero spediscono generi alimentati in Italia…”tanto è tutta roba che si mangiano gli italiani…”  

Michele Valeriani


Io pesco,tu peschi,essi..braccano!  

Il 22 settembre 2006 il Gruppo Siluro Emilia (sede distaccata del Gruppo Siluro Italia che raduna gli associati delle province di Modena,Parma,Reggio Emilia) aveva prenotato e pagato da tempo un tratto del campo gara del canale di Ostellato in gestione alla F.i.p.s.a.s, per un enduro di 24 ore di pesca al siluro.

I ragazzi appena giunti sul luogo trovano accampati all’interno del settore prenotato, un attrezzatissimo accampamento di foto_1.jpg (57556 byte)austriaci, con tanto di: gazebo,ampi surgelatori e frigo,spillatrice di birra,lavandino con pompa di ricircolo e scarico libero nel canale,viveri per un esercito e generatore di corrente.(foto 1 e 2)

Questa appena descritta è la facciata “A” della questione, poi c’è la facciata “B”, infatti appena inizia una discussione in cui gli viene chiesto di spostarsi al di fuori del settore prenotato, vengono prirma notati diversi siluri legati tramite dei cordini  a dei paletti conficcati nel terreno, poi una rete con all’interno diverse carpe,amur e breme,e infine due bei carrelli-vasca con tanto di ossigenatori per il trasporto in vivo del pescato.

Era da tempo che si vociferava che anche il canale Valle Lepri era stato “intercettato” da pescatori di frodo, ma non i “soliti” dell’est che da anni razziano il Po,e che essi erano particolarmente attratti dalle generose dimensioni della carpe ospitate in queste acque da vendere poi ai laghi di pesca sportiva, mentre per i siluri la fine sono i banchi dei mercati ittici.

I suddetti “pescatori” non hanno la minima intenzione di sbaraccare, quindi Mirko il responsabile del Gruppo Siluro Emilia inizia a DSCN0351.jpg (162247 byte)fare un giro di telefonate per chiedere aiuto alle autorità.

La prima telefonata è ai guardia pesca, ma si sente rispondere che sono tutti impegnati a “sorvegliare” il corretto svolgimento della vicina manifestazione di mongolfiere (metti caso che qualcuno usi il pallone aerostatico per pescare in zona di divieto),la seconda ai carabinieri che però affermano di non avere i mezzi adatti per percorrere una strada sterrata (infatti i ragazzi presenti si erano fatti paracadutare sul posto dalle mongolfiere),la terza alla F.i.p.s.a.s. di Ferrara che promette l’invio di personale.

Passano 3 ore ma nessuno si vede, e il ritardo sull’inizio dell’enduro comincia ad innervosire i partecipanti, ma gli accampati non foto_2.JPG (661045 byte)si muovono di 1 centimetro .

Mirko richiama la F.i .p.s.a.s. che consiglia di chiamare i carabinieri, ognuno passa la palla all’altro..insomma passatemi la battuta: “ma sono diverse le palle che girano”.

A questo punto viene sollecitato l’intervento della Guardie Provinciali che arrivano in breve sul luogo e provvedono a far sgombrare i pescatori austriaci,i quali però appena avevano capito che qualcuno sarebbe arrivato si erano prodigati velocemente a liberare carpe e amur, trattenendo solo gli alloctoni siluri e breme che non hanno limite di pescato, ma se vogliamo essere “aggiornati” con le lungimiranti visioni della foto_3.JPG (144701 byte)pesca della Provincia di Ferrara essi avrebbero potuto trattenere anche le amur visto che sono state inserite nella lista nera dei “pesci da eliminare”.

Torniamo alla gara che finalmente è potuta iniziare con quasi mezza giornata di ritardo, riservando poi tante sorprese ai partecipanti,come il ritrovamento di diversi “inganni” per i pesci, che non erano potuti essere recuperati dagli “ospiti” dell’oltre Alpi. (foto 3)

Troppo spesso ci troviamo a convivere a contatto con gente che con la pesca con la canna in mano e con la sana passione della pesca non ha nulla a che fare, e purtroppo anche a causa degli scarsi controlli da parte delle autorità competenti, la distanza fra chi pratica il “catch&release” a chi invece fa il “catch&freezer” è vicinissima..alcune volte quasi spalla a spalla.

 

Michele Valeriani

Presidente Gruppo Siluro Italia


I siluri vittime della pesca di frodo sulle rive del Po

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ROBERTA MARESCI

 

ROMA
Allarme siluri: sul Po, razziatori di pesce dell’Est potenziano la pesca di frodo e la vendita di pietanze acquatiche contaminate. Finiscono nei piatti di mezza Europa. Ma prima vengono lavorati in strutture di fortuna direttamente sul fiume, in condizioni igieniche repellenti. Quindi imbustati e refrigerati sono trasportati in Ungheria dove, grazie a una falsa documentazione, si ripropongono sui mercati locali, francesi, tedeschi e italiani come alimenti ittici provenienti dagli allevamenti ungheresi. Il punto è che dare la caccia all’organizzazione si può: la Guardia di Finanza tra l’estate del 2006 e 2007, ha arrestato e sequestrato alcuni del “gruppo”.

Ma indifferenti, loro continuano. Il clan è diviso su terra (case, tende, roulotte e camper) e lungo il canale (nutrita la flotta fluviale). L’attenzione è tutta per il siluro (Silurus glanis, Linneo); mai nome del predatore ittiofago fu più adatto se caricato di sostanze inquinanti assolutamente vietate a chiunque sia dotato ancora della capacità di respiro. Eppure va via come il pane ovunque, anche se è in Francia che viene acquistato a caro prezzo perché ritenuto piatto prelibato. Privo di lische e classificato come medio grasso, viene ridotto in filetti al pari dello storione o pesce gatto, spacciato per specie di provenienza marina.

Come è possibile tutto questo? I nodi della trafila clandestina vengono al pettine trovando forza in un buco normativo generato dalle Delibere Regionali in materia di “alloctonia” che hanno l’obiettivo di eradicare le specie ittiche non originarie delle nostre acque lasciando via libera al loro prelievo. Il motivo? La pesca avviene con “licenze di pesca di tipo D per stranieri”. Che tradotto nella pratica manca dei controlli igienico sanitari previsti dalla legge per la pesca professionale. Le incongruenze sul mercato del Siluro raggiungono il massimo nell’analisi dei listini di alcuni mercati ittici nostrani: le norme ne vietano l’allevamento in Italia, le aree di distribuzione della specie risultano le più inquinate del fiume Po, ma il Siluro viene commercializzato come “pescato in Italia”. Da notare un singolo esemplare di carpa o siluro da stoccare in un lago di pesca sportiva in Germania o Francia, frutta all’organizzazione anche mille euro “a pezzo”!

 


SLOW FOOD 2007

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Terra di conquista

La situazione ha raggiunto i limiti massimi di sopportazione, i nostri fiumi sono diventati campo base per operazioni illegali da parte di bande di bracconieri. Sono passati molti mesi dalla notizia dell’arresto di tal Lazlo, di origine ungherese che con una banda posta nella zona del delta ha regolarmente depredato il Grande Fiume per scopi assolutamente illeciti creando autentici mattatoi in cui ogni norma igienica veniva trascurata eppure, al situazione non è cambiata anzi.

Sfruttando l’assoluta assenza di controlli da parte di chi è preposto a questo e che magari indirizza le proprie attenzioni verso qualche cittadino italiano che munito di licenza e permessi, trascorre qualche ora libera, bande di bracconieri sono risaliti fino alle porte di Cremona facendo piazza pulita di tutto ciò che è catturabile con le reti. In questi giorni, il canal Bianco, sta subendo lo stesso trattamento e le denunce fatte dal Gruppo Siluro Italia sono oramai all’ordine del giorno.

Si tratta di operazioni sistematiche in cui i magiari arrivano con caravan dotati di tutti i comfort, molte barche con motori potenti e indisturbati mettono insieme una sorta di macelleria che ha l’intento di catturare e rivendere ciò che finisce nelle loro reti. Poi, in barba ad ogni livello di inquinamento, biologico o chimico che sia, questi banditi vendono a conniventi che pensano a distribuire queste bombe batterologiche sul mercato nazionale ed europeo. Ignari consumatori si ritrovano quindi davanti a pesci di provenienza dichiarata assai differente da quella reale e magari, li consumano a casa oppure nei vari ristoranti “etnici” che hanno invaso il nostro Paese. Dico “etnici” per generalizzare ma, credo tutti sappiano in quale cucina avviene il maggiore consumo di pesce magari camuffato da salse… in agro dolce. Ovviamente, la totalità dei siluri che provengono dal bacino del PO e dai sui affluenti non rispondono ad alcuna norma ne permetta il consumo sebbene, salterà fuori qualcuno a bacchettarmi ed affermare il contrario. Ma come ho sempre fatto, non ne sarei comunque interessato. La GDF è riuscita ad intervenire grazie ad operazioni importanti ma, purtroppo, si tratta di una goccia in un oceano di illegalità contro cui la normale amministrazione, non è assolutamente in grado di fare nulla anzi, sembra essere quasi compiaciuta poiché “gli ungheresi” sembrano in grado di risolvere il problema “siluro”. Ma la Guardia di Finanza ha altri ruoli istituzionali e , giustamente, non deve perdere tempo ed uomini in operazioni di questo livello laddove esistono corpi indicati a farlo. Probabilmente, questi non ne hanno i mezzi ed in certi casi, la voglia di intraprendere azioni contro questo tipo di criminalità organizzata.

Ma questa è la punta di un iceberg che sta portando sotto attacco tanti corsi d’acque e non soltanto il siluro. In questi giorni ad esempio è di moda l’amur o carpa erbivora che, in Provincia di Ferrera è stata considerata dannosa all’integrità di sponde e letti di frega e come tale deve essere distrutta al punto che magari verranno anche spesi soldi per assoldare persone che si mettano a ripulire con le reti i bei canali di quella provincia. Nessuno pensa che il danno creato con una simile operazione di pulizia etnica è certamente superiore a quello causato dal pesciolone innocuo venuto dall’Est e dimesso in grandi quantitativi in passato… dalla stessa provincia.
Nessuno pensa che l’amur è oramai un pesce accettato da migliaia di appassionati e la sua presenza crea indotto e fa spostare angler anche per centinaia di chilometri, per poterlo pescare. Magari, si tolgono gli amur lasciando migliaia di appassionati di pesca senza una delle poche vere attrattive della zona (in senso alieutico) e si ripopolano i corsi d’acqua con pesci gatto, tanto autoctoni quanto infestanti e inutili. Ma la mia è solo ironia, sia chiaro poiché nessuna mente potrebbe concepire una simile operazione e sono certo che le Associazioni legate alla pesca , (che so, FIPSAS, ARCI) mai approverebbero una simile stortura che ci rimanda dritti all’età della pietra o meglio, a quella della pesca del pesce gatto che si può anche mangiare.

Di fronte a queste situazioni disastrose che stanno creando danni anche all’indotto locale (la situazione paradossale di Ostellato è esempio eclatante di scelte sbagliate che impattano sulla realtà locale), che ci stanno privando materialmente dei luoghi in cui praticare la pesca sportiva (il divieto di sosta lungo la Via Salaria a Roma, nato per bloccare la prostituzione imperante impedisce agli appassionati di accedere a molti chilometri di fiume pena multe salate!!), dobbiamo difenderci e creare un fronte comune. Sono assolutamente certo di avere l’appoggio del Presidente Matteoli o del Direttore Galigani nell’affermare che stiamo vivendo una sorta di “resa dei conti” nella pesca sportiva nazionale. O ci si salva o si chiude la baracca e si pensa ad altro mandando in malora un sistema economico che produce decine di migliaia di posti di lavoro.

I nostri fiumi non devono essere salvati dal siluro o dall’alloctono di turno perché, quello, riescono a farlo da soli. Devono essere salvati da chi sta gestendo le acque in modo medioevale a danno della maggioranza. La Federazione deve avere l’appoggio di chi ama la pesca sportiva e deve tornare a rappresentare quell’interlocutore dell’Amministrazione che operi a favore degli appassionati. Altrimenti i nostri corsi d’acqua continueranno ad essere terra di conquista e noi continueremo a sentirci stranieri in casa nostra davanti all’invasione barbarica cui siamo vittime. Per questo, come detto al Fishing Show di Firenze, deve essere creato un Direttorio della Pesca Sportiva nazionale e iniziare una azione congiunta che faccia urlare le idee ed i sacrifici che la gigantesca comunità dei pescatori sportivi produce. Io rilancio l’idea, sta ora ai Matteoli, Galigani e alle altre menti pensanti della nostra pesca, farla loro.

Roberto Ripamonti





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