Svuotano il Canale e io mi Riempio il Retino

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L’arrivo della stagione fredda e piovosa porta ogni anno allo svuotamento preventivo di diversi canali di bonifica che si trovano come in queste foto in Emilia Romagna.  

I canali vengono messi in asciutto per la rimozione dei sedimenti e altre opere idrauliche.  

La fine di quel pesce che ha la sfortuna di vivere in queste acque è già segnata.  

(Foto 1-2)  

La notizia dell’imminente svaso del canale fa il giro dei bar di paese e nel giorno prescelto per il deflusso delle acque, il luogo viene preso da assalto dai pescatori con la bilancella e ripulito.  

Dalla foto risalta il fatto che tra un pescatore e l’altro non viene rispettata la minima distanza fra i vari bilanciatori, mentre quello che non si vede è che la pesca con la bilancia è vietata durante lo svaso di un canale.

(foto 3-4-5)
 

Il livello dell’acqua viene abbassato per permettere la pulizia sotto un ponte da parte degli operatori della Bonifica.  

Il Consorzio di Bonifica ha avvertito la Provincia di riferimento che c'erano dei pesci intrappolati da recuperare.

A questo punto la stessa Provincia ha inviato richiesta di intervento ad un’associazione nazionale di pesca (non la Fipsas ), con la quale ha una speciale "convenzione" per questo genere di attività.

(foto  6-7-8)  

Gli operatori di tale associazione hanno provveduto al recupero di: siluri,carpe,amur,luciperca,pescigatto e le ultime anguille credo di tutta la zona.

Alle carpe è stata ridata la libertà nel tratto non in secca, mentre tutti gli altri pesci sono partiti per "destinazione paradisooo...paradiso città.."...come canterebbero Grignani o la Pausini.
 

La domanda è sempre la stessa: che fine fa questo pesce?

Considerando che non esistono veri bacini di stoccaggio, questo pesce per legge se c’è richiesta di mercato può essere venduto, ovviamente previa autorizzazione sanitaria.

Qui di veterinari non se ne sono ancora visti, e per di più i pesci provenienti da questo genere di operazioni dovrebbero far parte di monitoraggi per censire le specie presenti in quel tratto, ma di grafici o tabelle numeriche non se ne sono viste, che le abbiano i veterinari?

(foto 9-10-11-12)
 

L’ultimo caso che vi mostro è quello detto “dei pesci dimenticati”.

Questo caso si verifica quando il numero basso di pesci è tale da non scuotere nessun “tipo” di interesse da parte di nessuno.

Il canale è regolarmente tabellato, e ci viene ricordato per bene cosa possiamo e non possiamo pescare.

Quello che si legge poi nei cartelli sembra fare parte di uno scherzo, perché in quel canale forse bisognerebbe mettere una tabella di divieto di pesca generico e sperare che almeno un pesce sia sopravvissuto e quindi va preservato come un “cimelio” di guerra.  

Dopo aver visto queste “bellissime” foto di gestione delle nostre risorse ittiche, ho fatto una ricerca per leggere cosa dice la legge in proposito.

Tratto dall'art. 20 della legge regionale Emilia Romagna11/93 nei comma 1 e 2


"le misure possibili atte a salvaguardare le specie ittiche di interesse gestionale" siano concordate con le Amministrazioni provinciali e che "il pesce dei canali da porre in asciutta venga convogliato, ove siano individuabili, in altri canali idonei alla stabulazione". Sono invece a carico della Provincia le operazioni di cattura del pesce, che non è possibile spostare in altri corpi idrici. Un'altra soluzione al problema degli svasi potrebbe essere l'individuazione, in collaborazione con i tecnici dei Consorzi di Bonifica, di piccoli canali da “intestare" (chiudere in uscita), per mantenere un livello idrico sufficiente a garantire la vita della fauna acquatica, ed evitare quindi il recupero del materiale ittico presente. Tra questi canali sono sicuramente da preferire quelli che ancora conservano caratteristiche di spiccata naturalità, e dove è ancora possibile la riproduzione della fauna ittica. Questa procedura apparentemente semplice, necessita, tuttavia, di controlli accurati che devono essere condotti da personale specializzato e competente, sia per quanto riguarda la scelta dei canali da "intestare" sia per le operazioni idrauliche da condurre."

E la selezione del pescato come viene gestita?  

“Queste operazioni, al pari delle gare di pesca, pongono, tuttavia, il problema della reimmissione dei soggetti alloctoni, una volta catturati. La soluzione ideale sarebbe quella di selezionare gli esemplari in autoctoni ed alloctoni, reimmettendo i primi e destinando i secondi verso opportune forme di stoccaggio e smaltimento. In molti casi risulta, tuttavia, difficile o impossibile, per mancanza di tempo e di personale, poter operare una selezione tra gli esemplari catturati.”  

Alla ricerca dei “punti di rilascio”.  

“Con il termine di "punti di rilascio" si vuole invece introdurre un nuovo elemento nella lotta e nel limitare la diffusione delle specie alloctone (…) .Con il termine di "punti di rilascio" s'intendono dunque aree (…) dove è autorizzato il rilascio del pescato recuperato, in base alla sua composizione. Pescato non selezionato: può essere immesso solamente in "punti di rilascio" individuati in corpi idrici aventi caratteristiche ambientali e comunità ittica simile ai corpi idrici di provenienza del pesce recuperato e comunque dove sono già prevalenti le specie alloctone. I bacini di stoccaggio delle specie alloctone possono essere considerati come punti di rilascio autorizzati.”

Attualmente non esistono veri e propri bacini di stoccaggio, ma laghi o vasche adibite a questo che però non hanno le caratteristiche per esserlo.

Ricordo che per bacino di stoccaggio si intende uno specchio d’acqua che non ha contatti con il mondo esterno, quindi un lago non può esserlo almeno che non sia coperto da una rete che impedisce agli uccelli di posarsi e prendere ad esempio un siluro e portarlo in un fiume (come nelle migliori leggende metropolitane che raccontano della diffusione del siluro nelle acque italiane) almeno che non si tratti di una cicogna..ovviamente sto ironizzando.

 

Una soluzione a questo genere di problemi potrebbe essere quello di istituire dei gruppi di pescatori che dopo un breve corso presso la Provincia di competenza potrebbero assistere  e vigilare sul buon lavoro svolto nelle operazioni di recupero, oppure diventare pure loro dei veri operatori in modo da muoversi da soli per il recupero del pesce.

Michele Valeriani

Presidente Gruppo Siluro Italia